Albert Einstein, nel pieno delle dispute con i padri fondatori della meccanica quantistica, pronunciò una frase rimasta scolpita nella storia del pensiero moderno: “Dio non gioca a dadi con l’universo.”

Con quelle parole, voleva ribadire che l’universo, per quanto misterioso, doveva obbedire a un ordine profondo, a leggi precise, non al puro caso.

Eppure, se ci spostiamo dal cielo alla tavola, dal cosmo alle cucine del mondo, quella frase inizia a incrinarsi. O quantomeno a cambiare sapore.

Perché se Dio davvero non gioca a dadi con le galassie, con il cibo sembra farlo eccome.

Pensaci. Alcuni dei piatti più amati e iconici della nostra cultura sono nati da incidenti, errori, improvvisazioni. Il gorgonzola? Un formaggio dimenticato. Il panettone? Un impasto bruciato salvato all’ultimo. Il timballo? Uno sformato nato per mettere insieme gli avanzi. Il cous cous? Un’arte antica di trasformare poco in moltissimo. E il sushi, così raffinato oggi? Un tempo era solo un modo pratico per conservare il pesce.

La cucina è, da sempre, l’arte dell’imprevisto. Si muove sul confine tra il necessario e il creativo. Non nasce solo dalla logica, ma anche dall’errore. Non cresce solo con la misura, ma anche con l’intuito.

Ecco perché ogni piatto racconta più di una semplice ricetta. Racconta un momento storico, un gesto istintivo, una soluzione improvvisata. Racconta il caos – ma un caos che crea armonia.

Einstein cercava l’eleganza nei numeri. Ma forse, se avesse assaggiato un ramen cucinato in uno yatai giapponese, o una lasagna preparata da una nonna emiliana “a occhio”, avrebbe rivisto la sua posizione.

Perché in cucina, anche il caso sa essere preciso. Anzi, a volte è proprio l’ingrediente che mancava.

Oggi gli chef giocano con l’azoto liquido, con le fermentazioni selvagge, con la gastronomia molecolare. Ma anche quando tutto è studiato al millimetro, c’è sempre qualcosa che sfugge. Quel profumo che non avevi previsto. Quel sapore che ti riporta a casa, senza sapere perché. Quella memoria che affiora per una spezia.

E allora viene da chiedersi: se Dio non gioca a dadi con l’universo, forse con l’umanità sì.

E in mezzo a tanta imprevedibilità, ogni tanto ci regala un boccone che vale più di qualsiasi teoria.

Perché il cibo, come la vita, è fatto di materia e mistero.

E forse, alla fine, proprio lì si nasconde il vero ordine delle cose.

 

 

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