È notte, hai fame, sei in giro. E lui è sempre lì: il kebab. Un panino caldo, speziato, pieno di storia e di identità. Ma ti sei mai chiesto da dove viene davvero? E soprattutto: come ha fatto a diffondersi così velocemente ovunque?
Scopriamolo insieme, partendo dalle origini. Quelle vere.
Dove nasce il kebab?
Il termine "kebab" viene dall’arabo kabab, che significa “carne arrostita”. Le prime tracce storiche risalgono alla Persia del X secolo, dove la carne veniva infilzata su spiedi e cotta sul fuoco. Una tecnica semplice ma efficace, poi adottata dai turchi selgiuchidi e ottomani.
Il döner kebab, cioè il kebab "girevole" su spiedo verticale, nasce invece in Turchia nel XIX secolo, probabilmente a Bursa, anche se molti attribuiscono la sua forma moderna a Kadir Nurman, un immigrato turco a Berlino che nel 1972 iniziò a servirlo in panino per adattarlo al ritmo frenetico della città europea.
Perché si è diffuso così rapidamente?
La risposta è semplice: è economico, veloce, personalizzabile e saporito.
Il kebab ha avuto successo per motivi pratici:
- Costa poco, ma sazia.
- Si adatta a ogni cultura (può essere halal, vegetariano, piccante o dolce).
- Si mangia ovunque: in strada, a casa, a lavoro.
- È perfetto per una generazione in movimento.
Ma ha anche avuto una spinta culturale: l’immigrazione, in particolare quella turca e mediorientale in Europa e poi nel resto del mondo, ha portato con sé questo simbolo culinario. E i locali si sono moltiplicati.
Non solo cibo: il kebab come simbolo culturale
Il kebab è molto più di carne e pane:
- È un simbolo di integrazione: dove c’è kebab, c’è contaminazione culturale.
- È un punto di incontro tra est e ovest.
- È anche, in certi casi, bersaglio politico: in alcuni paesi è stato al centro di dibattiti sull’identità nazionale, sull’immigrazione, sulla globalizzazione.
Ma alla fine, ha vinto lui. Perché è difficile odiare qualcosa che ti sfama alle 2 di notte.
Spunto di riflessione
A volte, le cose più semplici uniscono più delle grandi idee.
Un kebab in mano è spesso più universale di mille discorsi sull’integrazione.
Il cibo è cultura. Ma è anche contatto umano, bisogno, soluzione